Ti assumi le tue responsabilità?

Se mi leggi da un po’, saprai che su questo principio lavoro in modo costante.

Siamo responsabili di ciò che comunichiamo, dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti e delle nostre azioni.

Ma proviamo ad approfondire il concetto, vuoi?

Parto, come spesso accade, dall’etimologia della parola responsabilità:  deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè impegnarsi a rispondere – a qualcuno o a sè stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.

Ad alcuni questa parola può suscitare un’emozione spiacevole – te la ricordi anche tu, vero, la voce dei tuoi genitori che ti dicevano “prenditi le tue responsabilità!”?

Io credo invece che possa essere foriera di ottime sensazioni: infatti, l’idea della responsabilità corrisponde all’abilità di rispondere.

Alla vita, agli eventi, alle difficoltà e alle sfide che accadono nella tua vita.


Alle volte negare la responsabilità di parole, pensieri, azioni può far sentire più leggeri, ma – parliamoci chiaro: chi è responsabile della TUA vita?

Solo tu, e la responsabilità non è una di quelle cose che “grazie, ne prendo solo un pezzetto”.

No, va preso l’intero pacchetto.

E, quando ti assumi la responsabilità della tua vita, puoi trovarti a fare scoperte illuminanti.



Ti faccio qualche esempio.

Questi qui sotto sono i punti di vista di chi comunica.

Prova a rileggere queste frase mettendoti nei panni di chi riceve la comunicazione: fanno un effetto diverso, le due versioni, vero?

Spesso quando le cose non vanno come vorremmo tendiamo ad esprimerci con parole che allontanano la responsabilità da noi.

Come se fossimo in preda ad una forza superiore.

 

Ho di recente lavorato con Stefania, che mi ha contattata per uscire da una situazione lavorativa che non la soddisfa più.

Ad un certo punto, presa dalla disperazione, mi ha detto: “ma chi me lo ha fatto fare?”.

 

Vediamo insieme questa frase, apparentemente buttata lì, ma che racconta molto della realtà che Stefania sta percependo.

 

Ma chi me lo ha fatto fare?”sottende diversi concetti.

Primo, che chi parla è una vera e propria vittima.

Secondo, che “chi glielo ha fatto fare” ha approfittato delle sue buone qualità, l’ha circuita.

E quando c’è una vittima, c’è sempre anche un carnefice.

 

Quindi le ho chiesto se si sentisse una vittima, lei ha risposto di sì.

Le ho chiesto: “Vittima di chi, precisamente?”.

Mi ha guardata sgranando gli occhi, e mi ha chiesto: “in che senso?”.

Le ho spiegato che quando c’è una vittima, c’è anche un carnefice.

Le ho chiesto quindi chi fosse il suo carnefice.

 

Dopo qualche istante di silenzio, mi ha detto che non c’era stato nessun carnefice: “sono stata poco attenta e poco prudente nelle mie scelte, la responsabilità è mia” (e questo è il momento in cui il mio cuore ha iniziato a fare i ballettini: evvaiiii!).

Rendersi conto che era stata lei l’unica responsabile della sua attuale situazione ha reso Stefania più consapevole e più potente: riconoscere la propria responsabilità le ha fatto capire che il futuro può deciderlo lei.

 

La responsabilità infatti ti permette di prendere decisioni per migliorare la tua vita, per essere felice.

Di scegliere che è arrivato il momento di dire addio a vecchie zavorre e che è ora di prendere in mano la tua esistenza, di muoverti verso qualcosa di nuovo e di soddisfare i tuoi bisogni.

Il primo passo verso la responsabilità è pensare e comunicare da persona responsabile: cominciamo subito, vuoi? 🙂