Pensi si possa migliorare la nostra intelligenza, anche emotiva?

La Psicologa Carol Dweck è una studiosa di mindset e motivazione.

Insegna all’Università di Stanford ed è una delle massime esperte di ricerca nel campo della personalità e psicologia dello sviluppo.

Nel corso dei suoi studi ha individuato due categorie dove inserire le teorie dell’intelligenza, in base a come queste considerano la possibilità di modificarla: le teorie incrementali e quelle entitarie.

Secondo le teorie incrementali l’intelligenza può essere potenziata (anche quella emotiva!), grazie ad esperienze e stimolazioni ambientali, che permettono di ampliare il pacchetto di strumenti per l’analisi e la comprensione della realtà.

Chi sposa (anche inconsapevolmente) questo punto di vista ha come obiettivo l’apprendimento, lo sviluppo di competenze e l’opportunità di crescita.

In questo modo può (tra le altre cose) preservare la propria autostima.

Solitamente sceglie compiti sfidanti, ritenendoli occasioni per poter potenziare le proprie capacità.

Dinanzi alle difficoltà è perseverante.

Affronta il fallimento in modo costruttivo, reputandolo un’opportunità di capire come affinare le proprie strategie per fare di meglio la prossima volta.

Secondo le teorie entitarie (o dell’entità fissa) l’intelligenza è qualcosa di innato, geneticamente determinato, che non è possibile modificare.

Chi abbraccia questa prospettiva tende a darsi obiettivi di prestazione: desidera ottenere valutazioni positive, ed evitare quelle negative.

L‘autostima è preservata proprio dalla valutazione che riceve.

In linea generale sceglie compiti facilmente conseguibili, oppure troppo difficili da completare (dando poi la colpa del fallimento ad eventi esterni, o alla difficoltà del compito in sè).

Tende a rinunciare rapidamente davanti alle difficoltà.

Chiaramente la teoria incrementale è estremamente più adattiva, ed è un’approccio che ci portiamo dietro da quando siamo piccoli.

A seconda delle lodi ricevute, dell’importanza che i nostri genitori davano al risultato o allo sforzo, in base ai rimproveri ricevuti e alle reazioni ai nostri comportamenti, possiamo aver sviluppato l’uno o l’altro punto di vista.

Io, da buona teorica incrementale, sono convinta che anche chi è impantanato in una visione entitaria può trasformare il proprio mindset.

Come fare?


  • Poni l’accento sull’impegno e
    sulla perseveranza, più che sui risultati.

  • Stoppa le autocritiche agli
    insuccessi, e scegli di concentrarti su cos’hai imparato in
    quell’occasione.

  • Prima di affrontare un nuovo
    compito, pensa a cosa vuoi portarti a casa (oltre al risultato):
    riuscirai così a focalizzarti non solo sull’obiettivo primario, ma
    potrai prestare attenzione a tutto ciò che vivrai e imparerai in
    quel percorso.

  • Sviluppa curiosità nei confronti
    degli errori che compi, e soprattutto … goditi il viaggio!