Secondo il filosofo Krishnamurti, “la più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare”.
Ma spesso abbiamo l’attitudine opposta: quante volte giudichiamo senza nemmeno osservare? 😉
E come trasformiamo questa osservazione in pensieri, parole, azioni?
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Alcuni studiosi di semantica ritengono che alcune delle difficoltà di comunicazione che abbiamo (con gli altri, ma direi anche con noi stessi!) siamo dovuti dall’utilizzo di un linguaggio relativamente statico per raccontare una realtà che, invece, è in continuo mutamento ed evoluzione.
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Anche l’uso delle generalizzazioni è dannoso in tal senso: blocca la possibilità di pensare ad alternative diverse rispetto a ciò di cui stiamo parlando o che stiamo ascoltando.
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Pensare, che è la base del dire e del sentire, “sono troppo generosa, le persone si approfittano sempre di me”
crea una realtà molto diversa da quella veicolata dalla frase
“alcune volte è capitato che io abbia compiuto un gesto che ritenevo generoso e la persona a cui l’ho rivolto non mi abbia detto grazie”.
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Non trovi? 😉
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Come fare per diventare più bravi a osservare senza giudicare?
Con la consapevolezza, prestando attenzione ai nostri pensieri e a come li facciamo diventare parole e poi azioni.
Quando sentiamo che sono guidati (fuori strada) dalle emozioni, possiamo cercare di riportarli dolcemente sul sentiero che vogliamo percorrere, spostando il giudizio dalla nostra mente come se fosse una nuvola.
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Pensa all’ultima volta che hai osservato senza giudicare.
Te la ricordi?
