Dopo il periodo più strano ed imprevedibile della nostra vita, personale e professionale, siamo pronti a ripartire.

Per molti mesi tu e la tua squadra avete lavorato lontani.

C’è chi è stato molto abile a mantenere il team unito, e chi si è lasciato sfuggire qualcosa.

Ma sono certa che il desiderio di tutti sia il medesimo: ripartire alla grande!

La strategia vincente è quella di mettere le persone al centro.

Sono le persone con cui lavori che fanno l’azienda, sono i tuoi primi clienti, i tuoi collaboratori sono i tuoi brand ambassador.

Sono loro a raccontare alle persone il valore della tua azienda.

Prova a pensare cosa racconterebbero della tua impresa i tuoi dipendenti, parlando con gli amici.

“Lavoro in un posto dove mi ascoltano, dove sento che il mio contributo è prezioso.
Stabiliamo assieme ai nostri responsabili gli obiettivi, in modo che siano adeguati per mantenere alta la motivazione e che ci diano soddisfazione.
La comunicazione è fluida, quando facciamo un errore ci riflettiamo sopra con tutto il team in modo che la prossima volta le cose vadano per il verso giusto.
L’azienda è parte integrante della mia vita, e sono veramente soddisfatta e fiera di farne parte”.

Non vedo l’ora di cambiare lavoro.
‘aria che si respira in ufficio è veramente pesante.
Che io ci sia o non ci sia, sembra non fare differenza.
A parte il fatto che quando sono ammalata e resto a casa evito di sentire le grida del mio capo.
Non fanno nessun investimento su noi dipendenti, ti lascio immaginare il caos che impera nella quotidianità! 

Raggiungiamo metà degli obiettivi che il capo fissa senza neanche averci chiesto un parere e onestamente la mia motivazione, ad oggi, è pari a zero”.

Qual è la differenza principale tra i posti di lavoro che raccontano queste due dipendenti?

Lo stile di leadership e la comunicazione interna.

Mettere le persone al centro e l’empatia sono la base di una comunicazione interna sana, efficace ed orientata ai risultati.

Secondo lo psicologo Martin Hoffmann, l’empatia ha tre componenti: affettiva (che siamo in grado di sperimentare sin da quando siamo piccoli), cognitiva (che si sviluppa nel corso degli anni) e motivazionale.

La componente motivazionale è quella che ci porta a condividere l’emozione dell’altro, aiutandolo, e che fa provare a chi aiuta una sensazione di profondo benessere.

Mettersi nei panni degli altri per davvero, non solo a parole, costruire relazioni positive, sospendere il giudizio: è questo che porta alla condivisione del sentire che è necessario per arrivare ai traguardi prefissati.

Chi è alla guida deve agevolare il processo, e riuscire ad influenzare positivamente gli altri, invitandoli a fare lo stesso.

Il cambio di paradigma COMPETIZIONE versus COLLABORAZIONE potrebbe essere agevolato da un’analisi etimologica del primo termine.

Com – petere: è formato da com-, che significa insieme, e da -petere, “dirigersi verso”.

Appare quindi evidente che un approccio più empatico agevoli la collaborazione, ingrediente principale per raggiungere qualsiasi obiettivo.

Rispettare ciascun componente della squadra, considerare come la propria azione influisca sul risultato finale, sostenersi gli uni con gli altri, riconoscere il valore delle persone che lavorano con noi, ascoltare – non per rispondere, ma per comprendere: sono queste le chiavi per la crescita come squadra, che inevitabilmente porta ad una crescita in termini di business.

Secondo Accenture, le imprese che hanno messo in campo uno stile di leadership bilanciato tra empatia e orientamento ai risultati hanno visto una crescita media più alta del 22% sul fronte dei ricavi e del 34% dei profitti (fonte: A&F di Repubblica).

Stai ancora dubitando del valore dell’empatia? 😉